Due cose (non ovvie) da tenere d’occhio #2 – Pechino & Petrolio

Statistiche Made in China

Cos’è successo? La riconferma di Xi a leader supremo cinese nell’ultimo Congresso del PCC era cosa scontata. Meno scontata sarà invece la composizione del Politburo e del Comitato permanente che guidano il PCC, che verranno annunciate a partire da domenica 23, in concomitanza con l’uscita di questo pezzo. Qui potete trovare alcuni scenari utili sulla futura composizione i possibili significati per la nuova distribuzione del potere in Cina.

Ma qui oggi vogliamo invece e concentrarci in un aspetto meno esplorato ma forse perfino più cruciale: ciò che noi davvero siamo in grado di sapere della Cina di oggi. Parliamo di dati, ovviamente.

I due mandati di Xi hanno portato tanti cambiamenti, ma pochi sono stati così macroscopici come la quantità di dati pubblicati dall’ Istituto Cinese di statistica prima e dopo la sua salita al potere. Nel 2012, infatti, l’istituto pubblicava regolarmente circa 80 mila indicatori sull’economia cinese a tutti i livelli, dal nazionale alla piccola cittadina. Nel 2016, dopo 4 anni dell’era Xi, i dati pubblicati erano circa la metà. Oggi sono ridotti a un rigagnolo e anche la loro regolarità è diventata assai meno affidabile (ultimo esempio eclatante, il rinvio della pubblicazione degli ultimi dati sul PIL a dopo la fine del Congresso, probabilmente per evitare di disturbarlo con cattive notizie).

Perché è importante? L’importanza degli indicatori occultati in questi anni non è solo nell’informazione stessa che fornivano. Essi, infatti, venivano utilizzati spesso anche per verificare, tramite triangolazioni indirette, la solidità degli indicatori più politicamente sensibili, come appunto il PIL nazionale, che spesso risultavano gonfiati. Il loro occultamento, quindi, impedisce oggi di fare verifiche simili sui dati pubblicati durante l’ultimo mandato di Xi, qualcosa che certamente non accresce la fiducia nella loro veridicità. In nostro soccorso da qualche anno sono però giunte alcune nuove tecniche di analisi OSINT che utilizzano le emissioni di luce di un paese catturate dai satelliti per stimarne l’Attività economica e compararla coi dati ufficiali. Una recente ricerca ha dimostrato come i dati raccolti con questo metodo si scontrino spesso con dati ufficiali gonfiati, soprattutto in paesi autoritari. La stima di quest’anno per la Cina ricavata con questa tecnica mostra una nuova frenata record, con un dato di crescita del Pil molto più basso della proiezione ufficiale del 5,5 percento e potenzialmente addirittura inferiore al 3 percento. Se davvero di Cina sentiremo sempre più parlare, meglio se iniziamo a imparare quanto fidarci di ciò che sentiamo, soprattutto se si tratta di dati.

Fiumi di petrolio

Cos’è successo? Il petrolio è una delle fonti di energia più importanti dell’economia globale. Rappresenta circa 50,000 terawattora (TWh) di fronte a un consumo energetico globale di 160,000 TWh, e soprattutto, a differenza del gas non liquefatto, è una risorsa relativamente facile da commerciare su scala globale.

Per questo gli occhi sono sempre puntati sulle decisioni Opec+, il cartello dei maggiori produttori di petrolio (esclusi gli Stati Uniti). Il gruppo decide regolarmente i livelli di petrolio che immettono sul mercato, cercando di accordarsi su un’offerta complessiva che massimizzi il ricavo delle vendite. La sfida, in tutto ciò, consiste nel vendere il maggior numero di barili di petrolio senza però riempire il mercato di talmente tanto greggio da abbassarne il prezzo nel momento in cui cessa di essere un prodotto scarso.

Per questo, il mese prossimo Opec+ taglierà i livelli di estrazione, cercando così di compensare con dei prezzi più alti il calo delle vendite di petrolio prospettate dal Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), portando il mondo più vicino a una recessione economica. Secondo l’AIE, la domanda di petrolio negli ultimi tre mesi dell’anno dovrebbe scendere di 340.000 barili al giorno (b/g) rispetto all’anno scorso. L’agenzia ha tagliato le previsioni di crescita della domanda per il 2023 di 470.000 b/d, portandole a 1,7 milioni di b/d.

Per questo è significativo che il presidente americano Joe Biden abbia ordinato ai funzionari di prepararsi ad altri rilasci dalla Riserva Petrolifera Strategica degli Stati Uniti, dopo aver approvato la vendita di 15 milioni di barili di petrolio a dicembre e aver stabilito un piano per ricostituire le scorte di emergenza in diminuzione.     La vendita di altri 15 milioni di barili entro la fine dell’anno completerebbe il rilascio dei 180 milioni di barili che Biden si è impegnato a immettere nel mercato a marzo. Secondo il Financial Times, l’amministrazione Biden sta iniziando a prepararsi alla potenziale vendita di ulteriori barili di petrolio oltre i 180 milioni, se necessario, un segnale ai mercati e alle nazioni produttrici di petrolio che gli Stati Uniti cercheranno di imporre un tetto al prezzo del greggio.

Questa decisione è controversa. Istituita nel 1975 per contribuire a mitigare gli shock nell’approvvigionamento petrolifero degli Stati Uniti, la riserva strategica di petrolio (SPR) è ritenuta la più grande riserva di emergenza al mondo. Conservata in serbatoi sotterranei in Louisiana e Texas, la SPR ha una capacità di 714 milioni di barili di petrolio ed è attualmente al livello più basso dal 1984. Ma d’altra parte rappresenta l’unico strumento facilmente utilizzabile per cercare di contenere l’aumento dei prezzi dell’energia, che da dicembre 2022 potrebbero ulteriormente crescere a causa del prossimo embargo dell’Ue contro il petrolio russo.

Perché è importante? La decisione non è solo un tentativo di mitigare le turbolenze economiche globali. Negli States il prezzo della benzina sta continuando a salire, raggiungendo una media di 3,87 dollari al gallone, in leggero calo rispetto alla settimana scorsa, ma in aumento rispetto a un mese fa. Il recente aumento dei prezzi ha arrestato l’ascesa che Biden e i democratici avevano registrato nei sondaggi in vista delle elezioni di novembre. Insomma, dall’efficacia di questa decisione, ancora tutta da vedere, dipenderanno sia la tara del potere di Washington di scongiurare una recessione globale, sia i destini elettorali dei Dems.

Cosa tenere d’occhio:

  • Acquisti e rilasci di petrolio da parte della SPR americana
  • Dichiarazioni cinesi sui dati di crescita economica

E ovviamente…

Partecipate al nostro quesito sul conflitto Cina-Taiwan e controllate la previsione media della comunità di Zetakappa!

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